Servizio civile: in arrivo il decreto attuativo

servizio civile

Il servizio civile è un’occasione importante di crescita, sia per le associazioni che per i giovani.

Ne abbiamo già descritto  le caratteristiche ed i vantaggi.

Torniamo a parlarne perché  la riforma del Terzo Settore  ha cambiato anche le regole per il servizio civile e il decreto attuativo su questo tema è atteso entro la fine del 2016.

Vediamo allora com’è cambiato il servizio civile e quali disposizioni sono attese nel decreto attuativo.

 

Cosa ha cambiato la riforma del servizio civile?

I punti salienti della riforma sono i seguenti:

  • il servizio civile diventa “universale”, cioè potranno partecipare sia i giovani italiani che gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia (sia europei che extra-comunitari);
  • il principio fondante del servizio è “la difesa civile non armata della Patria e dei valori fondanti della Repubblica”;
  • viene introdotto un meccanismo di programmazione triennale da parte del ministero del Welfare, che individuerà delle aree di intervento e delle tematiche prioritarie, ma non esclusive (per esempio: migranti, protezione civile, ambiente, ecc.);
  • lo Stato avrà tutte le “funzioni di programmazione, organizzazione, accreditamento e controllo”;
  • si punta ad avviare in servizio 100mila volontari all’anno;
  • il servizio civile potrà durate da 8 a 12 mesi;
  • sarà possibile svolgere una parte del servizio in un altro Paese europeo;
  • gli Enti di servizio civile potranno attivare autonomamente dei progetti, che però saranno pagati con risorse proprie.

Per capire come questi cambiamenti verranno tradotti nella pratica bisogna attendere il decreto attuativo che, ripetiamo, è atteso entro la fine del 2016.

 

Cosa ci si aspetta dal decreto attuativo

La  Conferenza Nazionale degli Enti per il Servizio Civile  (CNESC) è l’organismo che raggruppa le organizzazioni nazionali che si occupano di questo tema.

Nei giorni scorsi la CNESC ha pubblicato  una lettera  con le seguenti sollecitazioni:

  • stabilizzare il fondo economico del servizio civile (sia per arrivare all’obiettivo dei 100mila volontari all’anno, sia per smettere di lavorare ogni anno senza garanzie di copertura);
  • cambiare l’attuale sistema di accreditamento degli enti che vogliono accedere al servizio civile;
  • valorizzare maggiormente le competenze acquisite dai giovani;
  • sostituire la dicitura “volontario” con “giovane”, per evitare equivoci sulla figura di chi presta servizio.

 

In conclusione

Il servizio civile nel corso degli anni ha avuto fortune alterne, a causa dei finanziamenti incerti e di scelte politiche non pienamente consapevoli degli scopi di questo istituto.

Il servizio civile non è una forma di assistenza sociale né uno strumento di aiuto per giovani disoccupati.

E’ un’esperienza di cittadinanza attiva in cui i giovani si mettono al servizio degli altri e imparano sulla propria pelle cosa vuol dire partecipazione, solidarietà, convivenza, educazione e cultura. In breve, diventano cittadini più consapevoli.

Per le associazioni è l’occasione preziosa di trasmettere i propri valori, di avere persone giovani e motivate che aiutino a sviluppare le attività e anche di formare potenziali nuovi dirigenti.

Alla fine tutta la collettività trae beneficio da questo circuito virtuoso.

I giovani fino ad oggi non hanno mai mancato all’appello e sono tantissimi quelli che ogni anno restano esclusi per mancanza di fondi economici.

Basti pensare che fino ad oggi 350mila giovani lo hanno svolto in Italia (il numero non tiene conto dei progetti realizzati all’estero).

Di fronte ad una domanda di partecipazione civile così alta, è doveroso da parte delle associazioni riflettere seriamente sulla possibilità di avvicinarsi al servizio civile.

Ultima nota: anche per partecipare al servizio civile le associazioni devono saper scrivere un progetto.

Vieni a capire come si costruisce un progetto al nostro seminario gratuito:

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