2×1000 alla cultura: un po’ di chiarezza

Una delle principali novità della  legge di stabilità 2016  di cui troppo poco si è parlato è la possibilità per il contribuente di destinare un 2×1000 della propria Irpef alle associazioni culturali (in aggiunta all’8×1000 e al 5×1000 che già conosciamo bene). Noi avevamo presentato la novità in questo  articolo,  quando abbiamo esaminato il testo della legge di stabilità.

La legge di stabilità aveva previsto che entro il 1° febbraio sarebbero stati emanati i relativi decreti attuativi, che avrebbero dovuto chiarire i requisiti e i criteri per l’iscrizione nell’apposito elenco degli enti beneficiari, presso il Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.

Qui sono iniziati i problemi perché tutta questa faccenda è stata gestita in maniera formalmente scorretta e con pochissima informazione, sia per i cittadini che per le organizzazioni non profit.

 

Quali organizzazioni possono beneficiare del 2×1000?

Per cominciare il  decreto attuativo  che tutte le associazioni aspettavano con ansia è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale solo il 23 aprile, cioè 12 giorni dopo la scadenza data dal Ministero per iscriversi al registro. Questo vuol dire che chi non “frequenta” spesso il sito del  MiBACT  non ha avuto modo di essere informato di questo beneficio.

Inoltre il decreto avrebbe dovuto chiarire i requisiti e i criteri per l’iscrizione all’elenco, considerato che la legge di stabilità parlava genericamente di “associazione culturale iscritta in un apposito elenco istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri” (art.1 comma 985, legge 208/2015).

Purtroppo leggendo il decreto si evince unicamente che i requisiti per l’iscrizione da parte delle organizzazioni sono:

  • la finalità prevista nell’atto costitutivo o nello statuto di svolgere e/o promuovere attività culturali;
  • l’essere in vita da almeno 5 anni;
  • la presentazione della domanda di iscrizione con allegata una relazione sintetica descrittiva dell’attività svolta nell’ultimo quinquennio.

 

Ma cosa significa attività culturali?

Sembra una domanda banale, ma quando un’associazione può definirsi “culturale”? Purtroppo né la legge di stabilità né il decreto attuativo ci forniscono dei requisiti oggettivi per capirlo. Un’associazione che si occupa di riflessologia fa cultura o sport? Un’associazione che aiuta i bambini a fare i compiti fa cultura o educazione?

Aggiungo anche altri dubbi:  comitato e associazione non sono la stessa cosa, quindi teoricamente i comitati non potrebbero iscriversi… E poi: un’associazione che esiste da 5 anni, ma ha svolto attività solo un anno ha diritto al 2×1000?

Considerato che per iscriversi è necessaria una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà firmata dal presidente che attesta l’esistenza dei requisiti sopra elencati, bisogna intendersi bene sul significato delle parole onde evitare di presentare una falsa dichiarazione, con le responsabilità legali che ne conseguono. Soprattutto considerato che da questa dichiarazione deriveranno dei contributi economici.

 

Quali associazioni si sono iscritte?

Venerdì scorso il Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo ha pubblicato  l’elenco degli enti  che hanno presentato domanda di iscrizione. Ora queste organizzazioni hanno 10 giorni di tempo per comunicare eventuali correzioni dei dati e poi entro il 31 maggio il MiBACT trasmetterà gli elenchi definitivi relativi ai soggetti ammessi al riparto e a quelli esclusi, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per la pubblicazione sul proprio sito web e all’Agenzia delle Entrate per la determinazione degli importi spettanti a ciascuna associazione, in base alle scelte effettuate dai contribuenti.

Scorrendo l’elenco (circa 1200 enti), ci si accorge subito che i dubbi sulla natura di ente “culturale” sono più che giustificati perché si trova di tutto: dalle fondazioni (che teoricamente non avrebbero potuto iscriversi), alle Associazioni Sportive Dilettantistiche (che già dal nome sembrerebbe che facciano sport e non cultura in senso stretto), alle associazioni di architetti. Poi ci sono moltissime bande, cori, filarmoniche e pro loco.

 

In conclusione

Mi resta difficile immaginare una situazione più ingarbugliata. Sarebbe bastato fare le cose con avvedutezza per evitare questo caos: emanare nei tempi previsti un decreto legislativo che definisse i requisiti oggettivi e fornisse spiegazioni concrete e solo dopo pubblicare il bando per la presentazione delle domande, dandone informazione alla collettività.

Ora che succederà? Difficile dirlo. Da un lato è facile prevedere una serie di ricorsi da parte delle organizzazioni che non hanno potuto iscriversi in tempo. Dall’altro la legge di stabilità ha previsto il 2×1000 solo per l’anno 2016 e, ammesso che il legislatore decida di rinnovarlo per gli anni successivi, si spera che farà tesoro delle critiche per migliorare questo strumento.

Per le organizzazioni che si sono iscritte, ricordo a titolo informativo che:

  • gli importi inferiori a 12 euro non saranno erogati per ragioni di economicità amministrativa;
  • la quota complessivamente assegnata non potrà superare per il 2016 il tetto massimo di spesa di 100 milioni di euro, previsto dalla legge di stabilità che ha introdotto il beneficio. In caso di superamento di tale soglia, gli importi saranno ridotti con criterio proporzionale.

Germana Pietrani Sgalla

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