Essere un’associazione: armiamoci e partiamo

Dopo anni di assemblee dei soci, corsi  e  seminari,  potrei stilare un elenco delle domande fatidiche che un’associazione si pone prima o poi nella vita.

Che io sia in mezzo a sfogline, giocatori di subbuteo o artisti, ci sono domande che vengono sempre fuori.

Le vostre domande mi hanno fatto capire che non è semplice avere delle risposte puntuali su cos’è e come funziona un’associazione.

Soprattutto per quelle associazioni che non hanno alle spalle strutture nazionali o consulenti preparati sul mondo non profit.

Per questo motivo ho deciso di provare a darvi qualche consiglio attraverso questa rubrica.

Cercherò di chiarire dubbi, approfondire alcuni aspetti legati alla gestione di un’associazione e mi piacerebbe farlo insieme a voi.

Quindi mani sulla tastiera e  scrivetemi  gli argomenti che vorreste approfondire. Li farò diventare temi dei prossimi articoli.

 

Creare un’associazione

Come ogni storia che si rispetti partiamo dall’inizio, ossia dall’idea di creare un’associazione.

Un’associazione nasce quando un gruppo di persone si unisce per perseguire uno o più scopi.

Gli scopi possono essere i più vari e diversi tra loro. In generale potremmo dire che ci si unisce per la voglia comune di partecipare alla crescita e al benessere propri e della società in cui si vive.

Le associazioni si distinguono dagli enti commerciali (società, imprese, ecc.) perché sono enti senza scopo di lucro che svolgono attività in favore degli associati o della comunità.

Al contrario l’ente commerciale, data la prevalenza della finalità di carattere economico sugli altri scopi, ha come obiettivo il perseguimento di un utile.

Queste forme di aggregazione non commerciali sono riconosciute dalla legge italiana, che le tutela espressamente  (art.18  Costituzione italiana).

L’associato contribuisce in prima persona al raggiungimento dello scopo prefissato, attraverso la propria attività.

Può mettere a disposizione la propria professionalità o le abilità che ha, oppure può contribuire economicamente attraverso le quote associative o altri versamenti.

Le quote associative costituiscono la principale forma di autofinanziamento dell’associazione.

Gli eventuali avanzi di gestione non possono essere ridistribuiti tra i soci e devono essere reinvestiti nelle attività future dell’ente.

 

Le varie forme associative

La forma associativa che assumerà l’ente non profit è strettamente collegata:

  • allo scopo che si vuole perseguire;
  • alle attività che verranno svolte;
  • ai destinatari delle suddette attività (associati e/o terzi).

Le varie tipologie di associazioni si distinguono in base alle:

  • attività di utilità sociale (culturali, ricreative, sportive dilettantistiche, assistenziali turismo sociale, tutela della dignità umana, promozione della pace e solidarietà tra i popoli) svolte a favore dei soci e a favore di terzi;
  • attività di solidarietà sociale diretta ai fini altruistici (sociale, socio sanitario, tutela dei beni culturali e ambientali, soccorso e protezione civile), svolte a favore a soggetti terzi non soci svantaggiati;
  • attività sportiva dilettantistica.

 

Qualche consiglio prima di partire

È fondamentale focalizzare subito che tipo di associazione è più adatta a noi, in base:

  • allo scopo sociale;
  • alle attività che abbiamo in mente di svolgere;
  • alla modalità di svolgimento delle attività:
    • saranno svolte verso i soci dietro versamento di corrispettivi?
    • saranno svolte verso persone non socie dietro versamento di corrispettivi?
    • saranno svolte in maniera gratuita?
    • verranno finanziate attraverso raccolte fondi, contributi a fondo perduto o attraverso convenzioni e accreditamento con enti pubblici?
  • ai beneficiari delle attività:
    • associati, loro familiari e terzi?
    • soci tesserati con enti di promozione sportiva o federazione?
    • terzi non soci come ad esempio persone svantaggiate per condizioni fisiche, psichiche, economiche, sociali o familiari?

Solo in questo modo sceglieremo la forma associativa che risponderà meglio ai nostri bisogni e permetterà alla nostra “creatura” di svilupparsi.

Purtroppo la scelta spesso viene determinata esclusivamente da fattori di convenienza economica (alcune forme hanno più agevolazioni di altre).

Questo mette l’associazione in una posizione di sfavore in caso di controlli e potrebbe impedirle di attuare alcune specifiche attività in futuro.

Il consiglio quindi è quello di partire con il piede giusto: siamo onesti, coerenti e precisi.

Mettiamoci un vestito che descriva esattamente chi siamo e cosa facciamo, senza sotterfugi e complicazioni.

Il passo successivo sarà dare forma all’organizzazione dell’associazione mettendo per iscritto gli accordi degli associati, la suddivisione dei compiti e la nomina degli organismi dirigenti.

Cioè scrivendo l’atto costitutivo e lo statuto.

Di questo parleremo nella  prossima puntata.

Vuoi avere maggiori informazioni su questo argomento? Vuoi sottoporci un caso specifico?  Scrivici.

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