Le barriere si abbattono con la cura

Quando Antonio e Maria Augusta vengono nel mio studio per i nostri incontri periodici di controllo della contabilità, mi sembra di tornare a scuola nel momento in cui suonava la campanella per la ricreazione.

Parliamo di lavoro certo, ma succede sempre che seguendo il filo di un ragionamento iniziamo a scambiarci racconti di vita e riflessioni sul mondo che ci circonda.

Le cose vengono fuori da sole, come succede sempre quando hai davanti persone che ne hanno vissute parecchie e che sono felici di trasmettere pensieri ed emozioni.

Antonio Massacci è il presidente dell’Associazione  Anffas di Jesi ETS-APS,  mentre Maria Augusta Rossetti è segretaria e tesoriera dell’ente.

Inizio questa intervista sapendo già che mi daranno parecchio su cui riflettere.

 

Raccontatemi la vostra associazione

Antonio – Anffas è un’associazione di famiglie e persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo.

L’Anffas di Jesi è nata nel 1991 per occuparsi di disabilità in generale e di disabilità intellettiva in particolare.

Forniamo servizi, supporto, tutela e rappresentanza alle famiglie che ne hanno bisogno tenendo sempre ben presente che non trattiamo oggetti ma persone, alcune delle quali con disabilità, sotto tutela o amministrate, ecc.

Abbiamo un’auto con la quale accompagniamo i soci e chiunque ci chieda aiuto alle visite mediche o al centro diurno. Per questo tipo di servizio collaboriamo anche con ASP 9 (Azienda Servizi alla Persona).

Maria Augusta – Sembra un servizio semplice vero? Ma mettere in piedi un’attività continuativa di questo tipo richiede il lavoro di cinque volontari ed un coordinatore. Senza il loro impegno tutta la comunità jesina perderebbe un aiuto prezioso.

Antonio – Collaboriamo con amministratori di sostegno e Istituzioni per trovare soluzioni a casi particolari e collaboriamo con molte realtà associative del territorio.

Siamo presenti in tutti i tavoli di lavoro che si occupano di tematiche sociali (disabilità, anziani e sanità), sia comunali che interni all’ASP.

Ci occupiamo di tematiche sociali ad ampio raggio partendo dal diritto al lavoro al bisogno di cura, fino alla presa in carico e alla tutela dei diritti.

In particolare nella Regione Marche siamo riusciti e far estendere le agevolazioni per favorire la mobilità a tutte le persone che hanno difficoltà a muoversi da sole, quindi anche alle persone con disabilità intellettive e sensoriali (L.R. 18 del 04/06/1996).

In questo caso la Regione Marche ha anticipato la legge nazionale.

 

Progetti per il futuro?

Antonio – Vorremmo acquistare una seconda auto per il trasporto sociale perché quella che abbiamo non basta a soddisfare tutte le richieste di aiuto che riceviamo.

Ci siamo lavorando ma trovare i fondi è sempre una sfida per le associazioni.

Maria Augusta – Abbiamo anche il sogno di costruire una casa famiglia per il “dopo di noi” cioè per fornire assistenza e autonomia alle persone disabili quando i loro familiari non ci saranno più.

Abbiamo già acquistato un terreno e stiamo cercando i fondi per avviare i lavori.

 

Perché avete deciso di impegnarvi in un’associazione?

Maria Augusta – Quando sono andata in pensione alcuni parenti mi hanno coinvolta in Anffas di Jesi e con il tempo mi sono appassionata. Oggi condivido il mio impegno con il presidente.

Antonio – Io sono entrato nel mondo del volontariato circa 30 anni fa, a seguito della condizione di disabilità di mio figlio Giorgio.

Nella mia ricerca di informazioni e servizi ho scoperto l’Anffas. Ho partecipato ad alcune riunioni dove ci si raccontava a vicenda i problemi e le difficoltà, ma poi ognuno tornava a casa propria e finiva tutto lì. Era sostanzialmente uno sfogo utile, ma senza progettualità futura.

Io invece volevo risolvere i problemi che emergevano e in men che non si dica mi sono ritrovato ad essere eletto presidente di Anffas Jesi.

Il problema ora è che più diventi esperto e più tentano di farti rimanere presidente, proprio perché sai tante cose.

Maria Augusta – Tutti possono diventare presidente, ma per formarsi ci vogliono anni. Ci vuole anche una motivazione profonda che hanno in pochi.

 

Quali sono le sfide maggiori che avete incontrato o che vi ritrovate ad affrontare più spesso?

Antonio – Il muro che a tutt’oggi sembra insormontabile sono le barriere culturali che generano, anche, barriere architettoniche.

Il gradino all’ingresso del negozio o sul marciapiede che impedisce il passaggio al disabile è frutto di un pensiero. A chi ha progettato e costruito quel gradino manca la conoscenza e la cultura inclusiva.

Questa battaglia è difficile da vincere perché le nostre città sono state costruite quando questa sensibilità non c’era e oggi abbattere quelle barriere richiederebbe ingenti investimenti.

Per questo motivo la nostra proposta è di buon senso e prevede di abbatterle a mano a mano che si fanno le manutenzioni.

Ma qui subentra l’incuria perché oggigiorno le Amministrazioni comunali hanno pochi soldi per la manutenzione sia alle strade che ai marciapiedi.

Noi siamo convinti che per vincere questa battaglia bisogna curare sia le persone che i luoghi, cioè bisogna prendersi cura della comunità.

Per questo motivo abbiamo creato due gruppi al nostro interno:

  • “MiPiglia” si occupa dei servizi e della gestione dell’automezzo;
  • “PoJesis” si occupa di cultura e della realizzazione del premio letterario  “Corpi di/versi”  che organizziamo ogni anno.

“Corpi di/versi” è un progetto a cui teniamo particolarmente; nell’ultima edizione abbiamo pubblicato le foto ritratto di 16 famiglie per testimoniare l’esistenza in vita: noi non siamo un articolo di legge, noi ci siamo e siamo veri, siamo questi.

 

Per voi è un vantaggio far parte della rete associativa Anffas?

Antonio – Assolutamente:  Anffas  nazionale è molto attiva e c’è un grande spirito di collaborazione tra i vari comitati e ci supporta fornendoci formazione e informazioni utili per la nostra attività.

Io sono anche componente del Consiglio direttivo di Anffas regionale e incentivo molto queste relazioni.

 

Qual è il vostro rapporto con tornaconto&c.?

Antonio – Tu ci sei stata caldamente raccomandata dalla nostra precedente tesoriera, la quale faceva parte anche di un’altra associazione già tua cliente.

Quando lei non ha più potuto occuparsi della nostra contabilità ha voluto lasciarci in mani sicure.

Tu fai qualcosa in più che di solito il commercialista non fa: ci spieghi le norme e come applicarle nella pratica di tutti i giorni parlando in modo semplice e chiaro.

Senza il tuo supporto per noi sarebbe difficile stare dietro alle continue modifiche normative. Ci sentiamo protetti e un po’ sollevati.

Maria Augusta (ride) – Questo è il nostro principale tornaconto.

 

Ditemi una cosa positiva e una negativa del mondo dell’associazionismo

Antonio – Di cose brutte te ne dico due:

  • la mancanza di volontari perché fino a 15 anni fa fare volontariato era molto comune mentre oggi è raro;
  • la mancanza di soldi perché anche questi sono sempre più difficili da reperire.

La cosa bella invece è il patrimonio immenso costituito dalle associazioni italiane del Terzo settore: molti servizi sociali, ambientali e culturali si reggono grazie e alle associazioni e spesso sono queste ultime che anticipano il legislatore individuando i bisogni e le soluzioni.

Le associazioni sono preziose, utili e necessarie.

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