L’associazione è in regola? Lo deve dimostrare

Una delle cose che non mi stanco mai di ribadire è che tenere una gestione amministrativa e contabile corretta e trasparente è fondamentale, sempre.

In particolare in caso di accertamento fiscale, che sappiamo può avvenire anche da remoto o tramite interviste ai soci (ne ho parlato in questo  articolo).

È il primo, importantissimo tassello per dimostrare che l’ente è in regola, cioè:

  • persegue concretamente le finalità sociali non lucrative sancite nel proprio statuto;
  • osserva il divieto di distribuzione degli utili;
  • fonda il rapporto con i propri soci sui principi di partecipazione e democrazia.

Alla luce degli ultimi verbali di accertamento che ho dovuto analizzare, in questo articolo cercherò di chiarire:

  • il legame tra le finalità dell’associazione e la gestione amministrativa e contabile;
  • i passaggi dove “inciampano” gli enti non profit;
  • i problemi connessi al bar sociale.

Alla fine dell’articolo troverai le mie conclusioni, con spunti pratici per approfondire.

 

Il legame tra le finalità e la gestione amministrativa e contabile dell’ente

Molti enti non profit danno per scontata la natura istituzionale (cioè non fiscale) della propria attività.

Questa convinzione li porta a tenere in maniera approssimativa i documenti sociali, le scritture contabili ed i rendiconti o bilanci consuntivi.

Ma in realtà la natura istituzionale dell’ente può essere messa in discussione in seguito ad una verifica fiscale, con conseguenze gravi, soprattutto dal punto di vista economico.

Come possono venire in aiuto una buona gestione amministrativa e fiscale? È presto detto.

La mission (cioè lo scopo sociale) di un’ente associativo viene individuato non solo dall’atto costitutivo e statuto, ma anche dall’attività effettivamente esercitata e sopratutto dall’operato degli associati che aderiscono agli scopi statutari e perseguono, con la loro attività, le finalità istituzionali.

Vale a dire che quanto è stato scritto nello statuto deve essere concretamente realizzato attraverso le attività messe in atto dai soci.

Attività che si traducono in:

  • verbali e atti amministrativi comprovanti scelte, votazioni, partecipazione;
  • numeri nel rendiconto o bilancio consuntivo.

Se non esistono né verbali né rendiconti, oppure se non sono tenuti correttamente, sarà assai arduo per i dirigenti dell’ente dimostrare che l’ente è in regola.

Figuriamoci dimostrare che c’è  partecipazione democratica  e che i fondi sono stati utilizzati con giudizio…

 

I passaggi dove “inciampano” gli enti non profit

Dopo 19 anni di lavoro dentro e a fianco degli enti non profit posso dire di averne viste parecchie.

In base alla mia esperienza ed ai verbali di accertamento che ho analizzato, questi sono i problemi riscontrati con maggiore frequenza:

  • mancato rispetto degli obblighi statutari legati alla democrazia interna e all’uguaglianza dei diritti di tutti i soci;
  • scarsa partecipazione dei soci alla vita associativa;
  • mancata corrispondenza dell’attività concretamente svolta con i requisiti necessari per usufruire delle agevolazioni fiscali;
  • libri sociali incompleti;
  • elaborazione superficiale e non corretta delle scritture contabili, dei rendiconti o dei bilanci consuntivi;
  • preponderanza delle attività commerciali rispetto a quelle istituzionali;
  • presenza di persone non socie/tesserate all’interno dei locali dell’ente.

Ognuno di questi punti avrebbe bisogno di un approfondimento lungo e articolato, cosa che faccio periodicamente per i nostri clienti e durante le  consulenze amministrative  che ci vengono richieste.

Voglio però fare una breve riflessione su due punti di quest’elenco.

 

La partecipazione degli associati

La partecipazione degli associati spesso diventa un tasto “dolente” per le associazioni.

Le norme la richiedono, come pure lo statuto dell’ente dovrebbe contenere tale principio.

Purtroppo a volte succede che gli associati sono i primi a disinteressarsi della gestione dell’ente, delegando – nei fatti – tutti gli oneri e le responsabilità ai dirigenti.

In sede di accertamento fiscale questa noncuranza si ritorce contro l’ente.

È fondamentale quindi che i dirigenti sensibilizzino gli associati a partecipare alla gestione dell’associazione, demandando ad essi l’approvazione dei provvedimenti di particolare importanza, come ad esempio la programmazione delle attività sociali.

 

Il rapporto tra attività commerciali ed istituzionali

Il rapporto tra attività commerciali e attività istituzionali rientra tra i concetti che ribadisco sempre, ad ogni occasione.

Le attività commerciali devono servire a sostenere economicamente quelle istituzionali, ossia quelle attività connesse alla realizzazione dello scopo sociale.

Ma per essere in regola le attività commerciali devono essere “strumentali” ed “occasionali”.

Vale a dire che non devono essere prevalenti rispetto alle attività istituzionali dell’ente.

 

I problemi connessi al bar sociale

Altro aspetto delicato è quello del bar sociale all’interno dei locali dell’associazione.

Per le associazioni di promozione sociale quest’attività viene considerata “decommercializzata”, ma è essenziale sottolineare che non deve essere prevalente né l’unica svolta dall’associazione.

Deve essere solo di supporto, marginale ad una più generica attività istituzionale di carattere sociale.

Sugli aspetti fiscali del bar sociale (APS o no) abbiamo già pubblicato un  articolo,  al quale rimando.

Qui voglio specificare che, per godere delle agevolazioni fiscali, l’ente deve:

  • essere iscritto ad un registro delle associazioni di promozione sociale;
  • avere previsto nello statuto le condizioni per godere delle agevolazioni tributarie;
  • consentire l’ingresso ai propri locali solo ai soci ed ai familiari conviventi. In caso di adesione ad un’ente nazionale di promozione sociale, possono accedere anche gli associati di altre associazioni facenti parte della stessa APS nazionale;
  • avere dei locali senza accesso diretto su strada pubblica;
  • affiggere sulla porta d’ingresso l’indicazione “accesso riservato ai soci”.

 

In conclusione

Le novità dettate dalla riforma del Terzo Settore e dai recenti provvedimenti del Coni impongono di assolvere determinati obblighi con attenzione e precisione.

Non basta più dire “siamo un’associazione senza scopo di lucro ed ente non commerciale” e guardare il controllore come un cane bastonato.

Bisogna dimostrare con i fatti che l’ente in regola, ossia che rispetta le leggi vigenti ed il proprio statuto.

Per aiutare gli enti non profit a conoscere le norme ed imparare a metterle in pratica, in questo sito abbiamo pubblicato molti articoli di approfondimento.

Eccone alcuni che consiglio caldamente di leggere:

Poi, se leggere non basta a dipanare la matassa, puoi sempre  chiederci una mano  attraverso:

  • una consulenza specifica per analizzare la situazione del tuo ente e capire come correre ai ripari;
  • una piccola formazione da fare per i dirigenti del tuo ente non profit.

Vuoi maggiori informazioni su questo argomento? Vuoi sottoporci un caso specifico?  Scrivici.

Germana Pietrani Sgalla

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